Dialoghi Imperfetti

Dalla prefazione di Paolo Ruffilli:

È un libro compatto, scandito in sei parti o atti, e ha come protagonista il dialogo nel suo sforzo di realizzare la comunicazione tra le persone e, prima di tutto, con se stessi. I dialoghi si svolgono a due voci, quella in corsivo è una sorta di voce fuori campo che pone dubbi, interrogativi, proposte, per lo più senza soluzione, perché appunto questi sono, nell’ordine delle cose umane, Dialoghi imperfetti.

Sono qui presenti i motivi originali (e riconoscibili come suo marchio personalissimo) della poesia di Patrizia Riscica. Lei che, oltre tutto, è capace sul piano della scrittura di una semplicità e di una precisione che convivono in una luce radente e tagliente. Una luce che mette a nudo le cose, senza bisogno di volontà consolatoria e senza aloni di nostalgia. In una poesia che definirei perfino antielegiaca, nel segno di una limpidezza crudele dentro la dimensione creaturale, dove la crudeltà è esclusivamente formale e serve a mettere in rilievo, a valorizzare appunto, una profonda pietas materna.

Le vicende del soggetto si appellano continuamente al mondo come contesto, come sede di quel flusso esistenziale da cui solo contingentemente si distacca l’io individuale. Cosa che, tra l’altro, crea l’intreccio costante di lirismo e racconto, di scansione del ritmo e quotidianità del lessico, in una pronuncia drammaturgia che fa sentire il lettore già seduto in poltrona a teatro. Ai diversi registri espressivi corrisponde una materia autobiografica densa e angosciata, in una continua scissione tra l’apparente facilità delle parole e la profondità delle analisi, la potenza dei sentimenti portati alla luce. In particolare, proprio nei testi che affrontano i rapporti tra le persone, i legami di sangue e di affetto, di passione e d’amore. Testi liberi da qualsiasi tentazione idilliaca e la cui inquietudine e drammaticità appaiono riassorbite (riscattate e salvate) dentro il grande alveo naturale della proliferazione della vita.


DIALOGHI DELL’AMORE

Dialogo n.1


inseguiti dall’amore
sconvolti dalla chimica, percorriamo
strade ripide, indifferenti a buche e precipizi,
ubriachi di rischio avanziamo sicuri
in cerca di luoghi segreti e inesplorati
l’amore intanto si attorciglia
in un groviglio di complesse relazioni,
ma è solo un inganno di reazioni, si,
semplici reazioni della chimica,
un enigma di biologia molecolare
combinato con un falso credito di vita

lo sai
nel carcere dell’amore
entrano tutti
per un desiderio avido,
per fame morbosa
per proteggere, consolare,
odiare, tradire, abbandonare,
infine rimangono rinchiusi nella cella n.1
del reparto Esistenza

per lei che non si rassegna,
assolve, nasconde,
insiste, piange,
subisce, punisce
per lui che possiede,
penetra, lacera,
riempie, saccheggia
pretende, contende

lo sai
la vita si inginocchia all’amore
con un’infinita preghiera
e con il capo chino
lo onora,
lui, l’incontro prezioso,
il signore dell’ anima
e del senso di ogni pensiero

verità o fatale insicurezza
da spargere come seme
nella mente
nessuna resa,
ma solo attesa
di parole,
da sussurrare piano
per conquistare certezze
o poche briciole di carezze
da consumare
alla sera,
quando i contorni delle ombre
avvolgono i corpi,
o nella notte,
quando le ore
gonfiano l’anima di nostalgia
e il mondo si appesantisce
per la fatica di trovare risposte


Dialogo n.2


Acchiappo il tempo con una mano
come fosse una farfalla
che vola veloce davanti ai miei occhi.
Lo tengo stretto.
Con gli occhi di allora lo guardo
e ancora mi prende incredula
lo sconcerto d’amore.
Allora apro questo fragile pugno
e lascio andare questo ieri
che subito si perde nell’oggi.

un amore da afferrare al volo
un amore che gira attorno, instancabile,
intollerabile, seducente, bastardo,
una mosca d’oro


Dialogo n.6


oggi con grande incertezza e perplessità
si analizza le possibilità di un amore

esiste o è già esistito?
ha ancora un posto per vivere?
o vuole riposare indisturbato e sicuro
nel passato?
soffre, si tormenta alla sera al pensiero del domani?
piange ancora le lacrime dell’abbandono?
oppure vorrebbe che tutto fosse già compiuto?

forse è meglio lasciare al presente
solo un tempo per ricordare
quell'incredibile desiderio che annegava
l'anima nel sudore dei corpi


Dialogo n. 9


nei suoi occhi il tempo non ha cancellato le parole

Rimango dentro i tuoi occhi.
Lo sguardo un po’ confuso dagli anni.
Cerco parole sconosciute che affiorano
da pupille che si allargano dolcemente,
parole ignorate, mai pronunciate
e, se guardo con più attenzione,
ritrovo i giochi del passato.

Noi oggi qui a guardarci ancora



Dialogo n. 20


ci sono cose che
non diventano mai certezza

in amore la verità non avrà mai un posto fisso,
rimarrà per sempre una precaria


DIALOGHI DI DONNE


DIALOGO DELLA STRADA


Dove sei stata?

A volte il ricordo fugge
nella nebbia dei sogni
e la realtà si confonde nel desiderio.
Come era il tempo, quando
tutte le mie cellule erano altre?
Solo un filo sottile
riconduce il pensiero all’oggi.

Dove sei ora?

Lo specchio maligno
mi spacca a metà
schernisce il ricordo
offre una moltitudine di me.
Non so scegliere
e perciò continuo a disconoscermi.

Dove stai andando?

A volte perdo la strada
consapevole del mio disorientamento.
Cammino senza neppure un pensiero.
Incosciente o saggia cerco una via.
Gli incroci sono trappole insidiose,
impongono scelte.

Mi sposto a destra, a sinistra,
avanti, indietro, attorno.
Di certo arriverò da qualche parte.
Anche quando guardo questa bussola
(un dono antico rimasto stretto nella mia mano)
sono comunque perduta.
Nord o sud: tutto è uguale.
Conto ancora i passi.
Non posso perderne neppure uno.
Ora seguo una voce: ecco la mia guida.
Una filastrocca, o forse una vecchia cantilena,
mi spingono proprio là dove ero partita
e inevitabilmente mi ero persa.

Ecco ora forse sei arrivata.


DIALOGO DELLA DONNA


Oggi giornata ricca di appuntamenti e imprevisti.

I pensieri trasformati in incontri e in giochi
da tempo desiderati, ma sempre rimandati.
Bisogna soffermarsi, e ancora un po’ indugiare,
su quelle parole
che cercano fortuna e allegria,
perché vogliono godere subito
dell’armonia dei significati
e di buone compagnie.
Parole in vena di scherzi e strani abbinamenti.
Come ad esempio “donna”, parola difficile
da interpretare e ben significare nel vocabolario
che stabilisce i ruoli.
Non certo originale, ma certamente
con un destino di necessità.

Femmina, Signora, Dama, Signorina,
Puttana, Sposa, Schiava, Regina,
Vecchia, Ragazza, Figlia, Eroina
Madre, Principessa, Diva, Figa,
Segretaria, Serva, Sorella, Maga,
Dea, Troia, Badante, Strega,
Sirena, Compagna, Megera, Angelo mio...


Ma allora quale parola è giusto usare?

Una o l’altra, è uguale.
Il significato è il medesimo.
Sono tutte sinonimi.
Si può scegliere al momento
la terza, la decima o la ventesima,
nessun problema, sono intercambiabili.

La donna è proprio un caleidoscopio,
con mille colori e sfumature.
Cambia continuamente disegno.
Lei, la più grande
artista-trasformista della vita.
Uno spettacolo unico.


DIALOGO DEL PIANGERE


Piangere ancora puoi,
ma con minore disperazione.
Il dolore invece abita ancora lì
ed è sempre più largo.

L’amore mi corteggia,
come ieri mi seduce,
ma non capisco se mi gonfia il cuore
o mi stringe la pancia,
come nel tempo in cui
non bastava mai e lo chiamavo,
impaziente del suo arrivo.
Oggi l’anima si agita meno,
barcolla solo un po’,
a volte perfino si ferma.
Mi guarda indifferente mentre
mi muovo nei giorni rimasti
ed è sempre meno stupita
ed è sempre più remissiva.
Perché la vita è un’abitudine,
a cui prima o poi tutti si rassegnano.

Tu donna, che hai imparato ad attraversare
ogni strada con in una tasca un fazzoletto
per asciugare qualche lacrima
e nell’altra un tenero sorriso
da porgere a chiunque voglia consolazione,
desideri ancora un bacio che ti confonda.
E non vorresti promesse,
ma solo un turbamento
di labbra che raccontano
ancora e ancora
storie d’amore.


DIALOGO DELLE MANI


Le mie mani ora sono vuote.
Un tempo erano cariche di sogni
con cui accarezzare il futuro.
Mani di donna
piene di forza per costruire
significati e ubriacarsi di vita.
Oggi sono inquiete,
doloranti, impazienti di afferrare qualche possibilità,
grattano smaniose l’aria per cercare ancora tesori.
Premono sulla bocca per soffocare gemiti.
Afferrano stretta la testa per trattenere pensieri.
Si appoggiano infine leggere sul ventre
ad accarezzare la nostalgia di remoti turbamenti.

Con le mani intrecciate e gli occhi chiusi
cerchi la rotondità del tempo.


DIALOGO DEL PRINCIPE AZZURRO


Fiduciosa si abbandonava all’amore
in cerca di protezione e complicità

Ho un corpo ma non è più mio
l’ho donato a lui in un giorno d’estate,
mentre tra l’erba mi accarezzava a lungo
con la sua mano grande, morbida, sicura.
Mi sorrideva dolcemente e
il mio cuore ha perso un battito,
è stato così che la sua anima
lo ha ingoiato con un avido boccone.
Ho un corpo, ma non è mio,
è solo suo.
Lo usa come vuole, senza chiedere.
Le sue mani frugano ovunque
penetrano e tormentano la mia carne,
lasciando dolorosi segni al loro passaggio.
Io resto lì, immobile ad occhi aperti e seguo
improbabili disegni sulla parete. Aspetto solo
il dopo, quando potrò chiudere gli occhi
e finalmente riposare dentro me stessa.
Avevo un corpo, ma l’ho perso tra l’erba.
Volevo ritrovarlo, lo rivoglio, dicevo,
ma lui no, non voleva.

In un giorno d’estate sul prato,
nel silenzio della sera,
lui piangeva forte.
Accarezzava il mio corpo
con la sua mano grande, morbida, sicura e
le sue lunghe e interminabili carezze
spalmavano sulla mia pelle
il rosso del mio sangue mescolato
al gelo delle sue lacrime.
Ripeteva sussurrando,
come un mantra atroce:
non mi devi lasciare, mai più, mai più…

E così fu.


DIALOGO DELLA SORELLANZA


Una consapevole sapienza femminile
si allarga nel mondo ancora indifferente
al coro che attraversa l’aria.

Il nostro corpo è uno scrigno
colmo di tesori da donare o depredare.
Il nostro odore profuma l’aria: un’attrazione
irresistibile, una traccia sicura da inseguire.
I nostri umori scorrono gratuiti: sono cibo, piacere, vita.
La nostra anima è una pellicola leggera e tenace
che avvolge e protegge la Terra.
La Natura nutre il nostro esistere.
Siamo il rifugio, protezione, forza.
Siamo cavità che rigenera e consola.
Siamo amazzoni combattenti per la vita.
fa trovar pace.
Non c’è nulla che non possiamo riparare,
fosse anche l’ultima guerra degli uomini.

L’arte delle donne è la cura.
Il loro orgoglio è saperla offrire.
Il loro onore è saperla acettare.

Conosciamo il nostro mestiere:
ricuciamo e ricamiamo la vita
celebriamo la malattia e la morte,
laviamo e vestiamo i loro corpi
piangiamo con disperata rassegnazione
ogni abbandono, ogni rinuncia.

Le lacrime delle donne scorrono ovunque,
silenziose trascinano via rabbia e prepotenza.
Donne forti, risolute, scaltre che
si guardano alle spalle, sempre
attente a violenza e tradimenti.
Magicamente strette nel cerchio della sorellanza.
solo così saranno salve.



DIALOGHI DELLA VITA


DIALOGO DELLE PAROLE


Per fortuna le parole non sono irrevocabili.
Quando non ci sono più parole,
c’è il corpo ad accogliere i pensieri.

Guardavi attento le mie labbra
muoversi troppo in fretta.
All’improvviso ho visto le mie parole
scritte sul tuo volto.
Solo allora ho taciuto.


DIALOGO VAGABONDO


Instancabile vago in cerca di risposte.

Frequento cimiteri
non per pensiero di morte,
ma per ricerca continuità.


DIALOGO CON LA FELICITA’


Certo,
non sono felice,
ma di questo
non discuto
più con la vita.

Lascia che il tuo essere avvenga
mentre lentamente si tracciano sul tuo volto
sottili solchi attorno agli occhi,
dove scivolano piccole
lacrime dorate di confuse possibilità,
grafie immortali che si stringono in un sorriso
quando la tenerezza vince la paura.


12. DIALOGO DEL RESPIRO


Un respiro ti salverà.

Respiro dentro la mia anima.
Non ho paura di nulla.
Non ho paura del nulla.


DIALOGHI DEL MARE


PRIMO DIALOGO


Non riesco a non pensare

Pensare a cosa?

Al mare
mi sembra impossibile che esista

Non capisco, cosa significa ?

Non so, faccio fatica a recuperare un senso.
Ho perciò molti dubbi.
Forse la spiegazione è che
non c’è, mai, davvero,
nessuna certezza.
Il mare è la mia ossessione.
Viviamo galleggiando su onde capricciose,
imprevedibili,
a volte ci sollevano in alto
poi improvvisamente ci inghiottono.
Siamo aggrovigliati su noi stessi, siamo schiuma,
bollicine che scoppiano al più piccolo urto.

Queste sono solo parole che girano a vuoto.
La vita è altro,
dobbiamo imparare il quotidiano,
ricordarci di navigare a vista.
Il resto è sogno.

L’onda è la mia ossessione. Ho perciò molti dubbi:
non so quanto durerà, quanto sarà alta
cosa farà di lei il vento.
Sparirà annullata dalle correnti,
o riuscirà ad arrivare a riva?
Forse lambirà leggera la sabbia,
oppure si abbatterà rumorosa
contro uno scoglio?
(mille spruzzi bianchi bloccati in aria
da un’unica fotografia,
creata da milioni di scatti)
Guardo il mare, lo guardo ovunque
perdersi nel cielo e divento acqua.
Prendo la forma del mio contenitore
mi arrotondo attorno al mondo
e improvvisamente mi perdo dentro.
Quanto è lunga la notte?
quanto è fredda?
il sole durerà o
rimarrà solo la luna
a toccarmi con i suoi raggi mercenari?

Il mare è solo un pretesto
per dimenticare la terra
è lì che appoggiamo i piedi e
camminiamo.
Protesi in avanti
ignoriamo la paura,
che ci rincorre nella notte,
quando nuvole grigie salgono dal mare
e nascondono le stelle.
La vita è altro,
dobbiamo stringerci forte al quotidiano,
e navigare a vista.
Il resto è sogno.

La profondità è la mia ossessione.
Ho perciò molti dubbi:
non conosco il fondo del mare, ma
mi inebrio dei suoi segreti
mi perdo in quel buio, trafitto
da lunghi raggi sottili che scendono fiochi.
Mi muovo in un mondo ovattato senza un respiro,
attorno galleggiano pensieri, desideri, sogni.
L’ansia è solo una piccola stretta nel petto.
Mi abbandono a questa meta ignota,
mentre mi trasporta il cerchio senza tempo dell’acqua.
Poi più giù, nel profondo del mare,
tra lo stupore dei pesci e
le leggere carezze delle alghe,
mi acchiappa la follia.
Non posso ignorarla, neppure scappare,
posso solo tenerla tra le braccia e cullarla,
aspettando forse un piccolo sollievo,
mentre scendo ancora più giù,
nel fondo del mare.

La profondità è dentro di noi
dimenticata, ignorata, abbandonata.
Meglio così,
meglio non perdersi
dentro inaccessibili voragini.
Il mare è solo mare.
La vita è altro,
Il resto è sogno.

L’acqua è la mia ossessione.
Moltitudini di gocce che si rincorrono
per catturare il cielo.
Lacrime come gocce di mare
si mescolano all'acqua e
cancellano ogni dolore.
Gocce di mare sul viso
per un conforto di pianto.
L’acqua sostiene
e avvolge il corpo.
Lava ogni tormento
e consola per sempre.

Ma questo già si sa,
è legge eterna.
L'acqua è il primo abito della vita
e nulla potrà mai vestire il corpo
in modo così perfetto.

Ma piangere è inutile.
Il mare non vuole sapere
quante sono le lacrime
di gioia e quante di dolore.
Per lui sono tutte uguali:
solo piccole gocce superflue.
salate di umanità.
Il mare abita la realtà senza paure.
Inviolabile nella sua bellezza.
Spietato nella sua potenza.
Il sogno forse è altro.
Il resto è vita.


SECONDO DIALOGO


Inevitabilmente tutto si trasforma
e ritorna uguale.

Parole lavate dal mare.
Asciugate sotto il cielo della gratitudine.
Evaporano piano e diventano nuvole
con uno lontano desiderio di pioggia.


TERZO DIALOGO


A testa in giù
Il mare è
più rotondo,
un mondo rovescio
che trascina l’acqua verso il cielo.

Guardo scorrere
piccole onde luminose.
Pensieri tremolanti
corrono veloci.
In superficie luccicano
stelle di mare.


DIALOGHI DELLA POESIA


Sei dialoghi con i poeti,
perché non dà pace l’imperfezione della poesia


1.

Come è difficile la parola!
le parole a volte trasfigurano l’anima
la travestono da pagliaccio
la truccano con colori vistosi
la fanno inciampare mentre si trascina
in lunghi abiti sfilacciati

e lei non si riconosce più
mentre attraversa spaesata
la piazza dei poeti.


2.

La vita è un’emozione da spegnere,
direbbe un saggio,
ma il poeta non ci crede,
troppo sciocco e irresponsabile,
vuole scavare l’anima,
per poi lasciarla sfinita
in uno spazio senza tempo,
un non luogo, dove
abitano solo sensazioni
che scivolano sul corpo,
incartano la mente,
annullano la realtà.
Allora l’anima, complice e vanitosa,
sussurra al poeta parole stregate.
Lui, incantato dalla loro bellezza,
chiama senza fine amore.
Solo così può riconoscere la vita.


3.

e ancora chiama sempre amore,
ancora si tormenta e si affanna
tra parole che si incontrano e si scontrano
per schivare blocchi di banalità.
Il poeta di oggi si guarda perplesso
nello specchio di ieri,
scruta la sua immagine per trovare
finalmente una diversità.
Si attorciglia attorno ai versi,
li mastica a lungo,
poi li sputa come un bolo indigesto
attento a scorgere in quel grumo
una piccola bollicina di ingegno.


4.

gli anni passati
amati, dimenticati, detestati,
rimpianti o conclusi in un “mai più”
incrociano pensieri vacui
con la nostalgia di ricordi impalliditi
e a volte traditi
da immagini sbiadite e deformi.
Fraintendimenti della mente:
era sicuramente così
e la foto lo conferma,
invece ciò che accadde forse era altro.

Ecco allora la poesia,
esperta in giocoleria, farsi strada
a gomitate e spintoni
tra la folla dei pensieri.
Eccola arrivare in prima fila e
lanciare a tutti l’illusione
di uno spettacolo interminabile.
Ma questa burla per i poeti quanto durerà?


5.

poi arriva improvvisa quella brezza
che sfiora la fronte, si impiglia tra i capelli,
fa chiudere gli occhi e ferma il pensiero.
In quell’attimo la vita si svela
e la poesia non tradisce più,
perché la poesia è un brivido dell’anima,
un sussulto improvviso,
un’onda perfetta che trabocca
e inzuppa la carne,
attraversa improvvisa la pelle
e si infrange in cielo.
Così milioni di piccole gocce di versi
si spargono sul mondo.


DIALOGO DI UN MATRIMONIO


Sessantaduesimo dialogo

Addì, 14 luglio 2013

Ora abbiamo firmato,
scritto su carta.
Un impegno.
Un contratto.
Una promessa.
Per sempre.

Una firma? cosa sarà mai?
L’inchiostro se lo porta via il tempo,
giorno dopo giorno scolorirà.
La carta, poi, ingiallisce, si consuma,
alla fine diventa solo carta straccia.
E il computer? Il disco di memoria? I file?
Un click e tutto si cancella!

Ma il tuo nome è accanto al mio nome,
messo agli atti.
Si tratta di MATRIMONIO.
Ufficiale davanti al mondo.
Un impegno per la vita.
Una responsabilità enorme!

Ma tu lo sai già, il tuo nome, il mio nome,
sono incisi da tempo sulla nostra pelle.
Un segno indelebile.
Un tatuaggio disegnato dal destino.
Un ricciolo di sogno,
un punto di domanda messo in fondo alla vita,
da non sciupare, da non trascurare. Mai.

In fondo è vero, questa carta vale ben poco.
Quello che è scritto esiste già.
Ciò che siamo e che saremo, è già nostro.
Forse siamo già un “per sempre”,
qualunque cosa ci possa accadere.
Anche l’abbandono più triste.
Ma perché poi questa certezza?

Siediti accanto al tempo che non c’è
e ascoltami con l’orecchio dell’eternità:
quando ti guardo al mattino
mentre ti pettini allo specchio
e tu, con quel gesto usuale,
alzi lo sguardo verso me, all’improvviso
ritrovo la leggerezza del desiderio
e tutta la voglia di iniziare il nuovo
giorno accanto a te.
E non cercare altre risposte.
Non ci sono.