Immagini capovolte

Prefazione

Quasi tutto è come capita, secondo una casualità dalle regole praticamente inderogabili. Momenti di felicità sempre più rari, perché la verità è una menzogna. E la menzogna è manipolata dalla coscienza inflessibile. Solo il coraggio di disobbedire può dare senso al proprio fallimento. Le parole sono diventate effimere perché rappresentano ciò che non è. Qualcosa, per fortuna, rimane: il senso di un incontro o di un legame che produce un valore inestimabile. Per il quale vale la pena accettare tutto il resto. Soprattutto, la vita e i tentativi di trovare una risposta che, con il tempo, s’innalza verso i misteri di una conoscenza impenetrabile. Immagini capovolte, fra una realtà virtuale ed un’altra puntuale. Forse da qualche parte la felicità esiste davvero.





Immagini capovolte

Queste immagini capovolte
funambole della mente
danzano libere sulla mia pelle.
Un’ altra storia si affaccia,
ignobile e insolente.
Suggerisce nuove trame.

Tu voce del mio corpo sussurri ancora,
decisa a penetrare ogni significato.

Tu carezza intensa di vita
riconosci anche le mie spalle,
nude di te.

Intervista

Quanto pesa un’emozione?
Quanto è spesso un attimo d’intensità?
Un amore così non è spendibile,
neppure come racconto alla sera,
quando tutto è già successo.
Lo trovi per caso o lo costruisci
un pezzetto alla volta nella vita?
Un amore così non si può spiegare.
Le parole non esistono, sono solo suoni vuoti
che rimbalzano atoni e inutili
(anche le parole più morbide e dolci,
o quelle più ruvide e brucianti).
Un amore così quando danza leggero
sparge ovunque polvere d’invidia,
avidità di possesso, un desiderio atroce.
Come allora promettere questo amore?

Lui non conosce promesse.
Mi dispiace, non ho risposte.

Notturno

Ho visto un pensiero
attraversare i suoi occhi
e poi svanire rapido nella notte.
Una luce gialla di fredda malinconia.
Un lampo di luna.

Café Gerbeaud

Non mi aspettavo un incontro
in questo ultimo pezzo d’estate.
Questa città dai lunghi ponti
gettati sopra lo scorrere largo
di acque dall’odore antico
mi ha accolto con languida malinconia
di vecchia signora.
Lui era lì,
proprio lì,
flaneur
uscito dalle pagine di un libro,
esattamente dentro all’atmosfera
del vecchio caffé della piazza:
il tavolino piccolo e rotondo,
la sedia impagliata,
una tazza calda di tè,
una fetta sbocconcellata di dolce,
un moleskine aperto su una pagina
zeppa di minuscole parole sconosciute,
una matita rosicchiata dalla riflessione …
lo sguardo che oltrepassava i palazzi.

Attrazione fatale,
sedermi accanto per una domanda impertinente:
Come ti sta andando la vita?

Filo

Vorrei cogliere il tempo
che si srotola in un filo sempre più sottile,
aggrovigliato e sfilacciato dall’usura degli anni.
Vorrei avvolgerlo poi in un gomitolo ordinato,
anche se consunto e scolorito,
e tesserlo ancora.
Ricorderà il filo l’intreccio prezioso del suo tessuto
quando era ancora nuovo e forte?
Riconoscerà la strada percorsa:
gli intrighi, i trabocchetti, gli inganni,
il dolore, la dolcezza, la gioia, la nostalgia?
Si intravedrà ancora il ricamo dell’antica bellezza?

Matasse di vita da ricomporre.
Ancora usabili.

Pensieri di carne

Quando i pensieri diventano carne,
si strofinano addosso invadenti
accarezzano, scalfiscono,
lacerano, baciano,
sensuali ti posseggono.

Ma solo quando finalmente sono corpo,
puoi lasciarli andare.

Liberi di esistere.

Scrivere

Scrivere, una trappola.
Comprendere, un’allucinazione.
Creare, solo illusione.
Seguire con ansia improbabili tracce.
Fili intricati di emozioni.
Cumuli di esperienze,
indecifrabili, sfuggenti, illeggibili.
Pagine irripetibili, parole splendenti
di opaca luce riflessa.
Ti celebro, onnipotenza, abbracciami,
ho scoperto cento verità.
Attendo un applauso dal mondo.

Cerco un qualunque vantaggio
da parole che rotolano nei secoli.
Daranno luce a qualche nuova via?
O crolleranno inutili e spente,
sparpagliandosi oscene senza alcun rispetto?
E poi, sono già tutte violate,
o qualcuna è ancora inesplorata?
Scandiranno veramente il nostro tempo,
cresceranno di significati diversi?

Magari un giorno.
Improvvisa una nuova saggezza darà pace alle parole,
e finalmente avranno voce,
improvviso si schiuderà in petali di velluto
un oscuro significato.
Ora è solo un gioco perverso:
parole arruffate sparse qua e là nel cervello,
desiderose di attenzione, tumultuose, arroganti,
ognuna con una domanda, ognuna con una soluzione.

Quale sarà la più bella di emozioni raccolta per caso
in mezzo al senso del vivere?
Infastidita le caccio, ma poi le rincorro: “Voi, così incoerenti
ed inafferrabili, rimanete.
Vi prego, ancora un racconto, un turbamento,
un ritmo segreto che danzi sul cuore”.

Allora ancora
e il tempo scorre accanto.

Le prendo dentro di me,
avida di ascoltare il loro suono,
le amo con passione, ma per favore:
non altri tradimenti.
Che continuino ad sfiorarmi, delicate, profumate, sensuali
oppure a graffiarmi brucianti, feroci, spietate.

Loro indignate dapprima si negano,
poi, capricciose, si concedono,
puttane di bassa lega.
Furtive e seduttrici si avvinghiano eccitate.
Improvvisi fiotti di parole scorrono veloci.
Orgasmo lessicale.

Sfinita mi abbandono inerte,
cullata dalla dolcezza del loro esistere.

Genere: F

Il corpo definisce la vita.

Il terribile peso di essere donna
mi schiaccia.

Vorrei ridipingermi: color leggerezza.

Canto di donne

Acquisizione

Prima di tutto arriva il tuo corpo
ad occupare quasi interamente
lo spazio del tuo essere.
Con lui ti giochi quasi tutta la vita.

Allo specchio quel corpo
non sempre lo riconosci
ti rimanda sguardi strani come a cercarti.
Ma non c’è altra possibilità:
è tuo complice.
Lo accarezzi con creme speciali
lo dipingi di colori
lo adorni con vesti cangianti
lo mascheri con sapienza
perché sia fantasticato
sognato
ancor più desiderato.

Poi percorrerai le strade di sempre,
millantatrice.

Esibizione

Muoviti con onde esperte, lente,
scrivi nell’aria le tue forme
e rilancia sempre la posta
nel gioco del desiderio.
Le regole non occorre spiegarle,
sono incise sulla tua pelle
un tatuaggio genetico da tramandare
alle nuove nate.

Vincerai la sopravvivenza.

Donazione

Ti offri a lui.
Il suo sguardo sarà il vestito
in cui avvolgerti nel tuo giro del mondo.

Fortuna finché avrai sguardi.
Sfortuna se non ne avrai.

Interrogazione

Ma che fare di tutti quei dubbi
che ora ti soffiano all’orecchio?

Finale con risoluzione

Ascolta e dimentica il pensiero,
cerca invece parole stregate
da sussurrarti piano,
quasi una cantilena,
una filastrocca incantata,
per avvolgerti di magia
(e di consolazione).

E poi,
accarezzati nella sera.

Ora le tue rughe allo specchio
non si nascondono più
neppure nell’ombra.

Cantico della tenerezza

Fra le tue braccia
cercavo una carezza
hai allungato una mano
e mi hai spalmato
di incertezza.

La preghiera di Maria

Mi accuccio in un angolo di vita
avvolta in un sudario
tessuto con fili di silenzio.
Posso solo accarezzare con la mente
un piccolo ricciolo chiaro
appena appoggiato sulla nuca.

Non possiedo nulla per dar consolazione.
Attendo la fine di questo giorno
poi forse un altro
e altri ancora.

Sospesa nell’aria di questa stanza
solo un’eco di parole
lasciate cadere a caso
nel microfono del cellulare.

Improvvisa mi si attorciglia addosso
una confusa solitudine.

Ti prego, allora, mio Dio, tuo Dio,
nostro Dio dell’inutilità
accompagnalo giù nel fondo,
incontro alle consapevolezza più cruda,
poi, ti prego, aiutalo a risalire,
lentamente, senza troppo dolore.

Io non posso nulla:
inutile il mio pensiero,
inutile la mia parola,
inutile il mio corpo.

Il ricordo della mia voce
che lo avvolge calda,
della mia pelle liscia
increspata da un piccolo brivido
al tocco della sua mano,
oggi non lo consola.

Pensaci allora tu.

Dio della contraddizione
Dio dell’ossessione
Dio dei sogni
Dio delle allucinazioni
Dio della negazione
Dio della falsità
Dio dei tormenti
Dio del rifiuto
Dio dello sconforto
Dio del nulla
Dio della fragilità
Dio nostro della disperazione

Dio logorato dalla sorte,
oggi io ti prego.

La passeggiata di Eva

Evviva sono donna!
Cammino dritta per la mia strada
(con il naso in su)
consapevole del mio sedere.
Lunghe gambe agili.
Gonna stretta.
Riccioli sulle spalle.
Tacchi alti sull’asfalto.
Amo questa certezza
di essere guardata, osservata,
soppesata e poi fantasticata.
Sono un capriccio nella vita.

M’incanto di fantasia
assaporo il gusto acerbo della seduzione,
sono corpo da conquistare
odore di carne da sognare
o da consumare in fretta

Amo provocare desiderio,
poi farlo cadere
e lasciare così, a bocca asciutta.
Oppure farmi assaporare
un po’ alla volta
in un’attesa avida e incerta.

Evviva sono femmina!
(più che mai)

Mi ascolto attenta e stupita:
abbraccio l’aria,
sfioro l’amore
e
non fa male.

Il matrimonio di Rossella

Ti sposerò di notte nel bosco
con la luce tiepida della luna
che ci avvolge leggera.

Per altare un vecchio tronco abbandonato,
nell’aria la musica senza tempo delle cicale
e le stelle complici si fingeranno candele.

Avrò un vestito rosso, come il mio nome,
come il sangue che mi scorre veloce
per non far fuggire un sogno.

Poi Pan, maestro di cerimonie clandestine,
radunerà gli animali del bosco,
unici testimoni, timorosi e silenziosi.

Il vento curioso ci accarezzerà la nuca
e raccoglierà parole sussurrate piano
in una lingua mai dimenticata.

Parole senza promesse, né giuramenti
senza passato,né futuro
parole sacre, immortali.

Solo allora appoggerò la testa sulla tua spalla
per guardare più in alto laddove si rivolgono da sempre
gli sguardi delle spose per cercare risposte.

Dal cielo le stelle e la luna annunceranno
ancora l’unica possibile verità:
domani mi sveglierò accanto a te.

XY

Gli uomini…?
sono pan di zucchero
ogni leccata li scioglie un po’
(c’è rischio di estinzione).

Alle donne?
Un retrogusto dolciastro.

Fiore

Tacerò perché tu non vuoi parole.
Poi farò del mio tacere un fiore
da crescere dentro il mio corpo
nel silenzio di un pomeriggio d’estate.

Mano

Così, per caso
prendo la tua mano.
Tra le mie mani.

Così bella con quelle dita
leggere di carezze.
Così fragile in questo giorno strano.

Incertezza d’estate.
Tremo con te.

Accanto a te.

Con il naso in su

Scampoli di cielo scuro ricamati a piccolo punto
con fili di stelle ignote, lontane, inquietanti.
Tra illusioni di soffici nuvole
spunta un pezzo di luna
(apparentemente consueto).
Scrutare in alto il cielo di sempre
e ancora non stupirsi
e ancora non ritrovarsi,
davvero cosa significa?
Quanto piccolo è il corpo?
Quanto grandi gli occhi?
In questa sera tiepida di sogni
mi siedo sull’erba umida
abbraccio le ginocchia
e resto così,
a guardare,
con il naso in su.


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